sabato 31 dicembre 2016

Il comune di Cuneo ha presentato il Piano Generale del Traffico Urbano

Il comune di Cuneo ha presentato il Piano Generale del Traffico Urbano in data 21/12/2016 al seguente indirizzo trovate il documento

Piano Generale Traffico Urbano - PGTU

Il forum mobilità si riunirà il 09/01/2017 per discutere l'argomento

mercoledì 28 dicembre 2016

Parcheggio sotterraneo in Piazza Europa La Stampa online

Da La Stampa on line del 28/12/2016:

Si al parcheggio sotterraneo in piazza Europa

Commento:
Se vogliamo togliere le auto dal centro che sarà sempre più inquinato, i livelli di polveri sottili ogni anno aumentano, non sembra la strada giusta.

giovedì 22 dicembre 2016

Emendamento presentato dal consigliere regionale Mauro Campo su linea Cuneo -Nizza

Matteo Borgetto
Cuneo La stampa on line

Il Consiglio regionale ha approvato un emendamento presentato dal consigliere Mauro Campo (Movimento 5 Stelle) al Documento di economia e finanza regionale (Defr), per ripristinare almeno 8 coppie di treni al giorno sulla linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia-Nizza. «Il servizio al momento è ridotto al lumicino, con sole due coppie di treni - spiega Campo -. Insieme ai disagi per i lavori di raddoppio della galleria del Tenda, questa situazione causa problemi alle valli Vermenagna e Roya, sia per il traffico turistico estivo verso il mare che per quello invernale diretto alle piste da sci». «L’inserimento di questo obiettivo – aggiunge - è una grande vittoria per il Movimento 5 Stelle e un importante impegno della Regione. Vigileremo con attenzione affinché alle parole seguano i fatti». Il Piemonte gestisce fondi governativi (29 milioni) per il ripristino infrastrutturale della linea ed è anche coinvolto al tavolo intergovernativo per la ridefinizione della convenzione italofrancese del 1970, che impone all’Italia la copertura dei costi di manutenzione. 

Il commento di Ugo Sturlese:
 
"UN BUON FINE ANNO comunque PER NOSTRA FERROVIA!
E PER IL COMITATO FERROVIE LOCALI.
GRAZIE A MAURO CAMPO E AL CONSIGLIO REGIONALE"

sabato 17 dicembre 2016

Nuova convenzione Cuneo - Nizza nessun passo avanti

Da La Guida del 15/12/2016 nessun passo avanti per la nuova convenzione sulla linea ferroviaria Cuneo - Nizza al seguente indirizzo l'articolo de La Guida:

Articolo La Guida

sabato 10 dicembre 2016

Altritasti del 09/12/2016 - Come l’industria automobilistica ha criminalizzato pedoni e ciclisti


Articolo tratto da: Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti

Come l’industria automobilistica ha criminalizzato pedoni e ciclisti

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Venerdì 09 Dicembre 2016 21:22


di Alessandro Micozzi.
100 anni fa, se eri un pedone, attraversare la strada era molto semplice: la attraversavi e basta. Oggi invece la stessa strada andrebbe attraversata in prossimità delle strisce pedonali o di un semaforo, attendendo che diventi verde il segnale dedicato ai pedoni. Chiunque non osservi questa prassi è, nel migliore dei casi, nel torto, nel peggiore sanzionabile dalla legge ...

L’infrazione si chiama “jaywalking” ed è un termine anglosasone che indica un attraversamento della strada spericolato o fuori dalle strisce pedonali. A Los Angeles ogni anno sono migliaia i pedoni multati per jaywalking, con contravvenzioni fino a 250 dollari. Per molti di loro, probabilmente, subire una multa del genere in fondo è normale, eppure non sanno che questo è il risultato di un’aggressiva (e dimenticata) campagna di criminalizzazione contro pedoni e ciclisti portata avanti dalle case automobilistiche dal 1920 in poi, con lo scopo di ridefinire le regole di utilizzo della strada.

Come sottolinea Peter Norton, docente di storia presso l’Università della Virginia, quando le automobili furono introdotte era compito di chi le guidava avere riguardo per gli altri utenti della strada. Con gli anni invece la situazione è stata completamente rovesciata, le strade sono divenute di proprietà delle auto e se un pedone o un ciclista viene investito, è colpa sua. Punto.
Questo cambiamento di prospettiva non è avvenuto dall’oggi al domani, e certamente non è stato casuale, ma frutto di una precisa campagna di demonizzazione contro pedoni e ciclisti, di cui il jaywalking ne è espressione, ben pianificata dalle aziende dell’automotive per ovvie ragioni di vendita dei loro prodotti.

Anche se oggi è strano immaginarlo, fino ai primi anni del 1900 le città erano completamente diverse da quelle che conosciamo oggi. Senza le auto, le strade erano spazio pubblico, nel vero senso della parola; vi transitavano carretti, biciclette, cavalli e naturalmente pedoni. Con l’introduzione delle prime automobili vennero disegnate anche le prime strisce pedonali, che in realtà venivano spesso ignorate, ma quando le auto presero a diffondersi le conseguenze furono inevitabili e catastrofiche: tanti incidenti e tanti morti ogni giorno.

La maggior parte di questi morti erano anziani e bambini, in particolare questi ultimi che avevano vissuto la strada come luogo di gioco si ritrovarono di colpo ad essere degli intrusi.
La reazione di molti cittadini fu di sdegno, e le automobili cominciarono a non essere ben viste da molti; con le dovute proporzioni, venivano considerate un po’ come oggi gli yacht, oggetti frivoli e pericolosi appannaggio di pochi ricchi. Anche parte della stampa prese le difese dei cittadini vittime degli incidenti stradali, schierandosi contro la violenza delle auto e chiedendo di regolamentarne la circolazione.

Prima dell’emanazione di leggi specifiche per il traffico, in caso di incidenti i giudici consideravano sempre il veicolo più grande, e quindi l’auto, come colpevole, e molti automobilisti vennero condannati per omicidio colposo indipendentemente dalle circostanze dell’accaduto.

Un manifesto del 1920, sottoscritto nel giro di 3 anni da 42 mila cittadini, invitava gli automobilisti in transito nella città di Cincinnati a dotare le proprie vetture di un limitatore di velocità che impedisse alle auto di superare i limiti sostenibili per un centro urbano, indicati in 40 km/h, pena una multa o l’arresto.

Le case automobilistiche, intravedendo la possibilità di perdere i propri business, reagirono e chiesero a tutti i proprietari di auto di inviare una lettera di protesta al comune di Cincinnati per bloccare l’iniziativa del limitatore di velocità. Sebbene gli automobilisti in quel periodo fossero ancora una minoranza, la loro protesta funzionò e il provvedimento fu annullato. L’azione servì alle aziende di settore a capire che se non fossero state attive nella promozione dell’automobile – se non avessero fatto lobby – il loro mezzo non si sarebbe mai diffuso davvero sulle strade. Era ora quindi di contrattaccare, di mettere in discussione le vecchie regole della strada e di dettarne di nuove, era ora insomma di far capire chi erano i padroni di casa e chi gli ospiti.

Già nel 1912 nella città di Kansas City passò un provvedimento che obbligava i pedoni ad attraversare la strada sulle strisce pedonali, ma le case automobilistiche non si accontentarono e cercarono di estendere il provvedimento a livello nazionale. Grazie ad un’efficace alleanza delle aziende, i risultati arrivarono e già nel 1928 fu introdotta a Los Angeles un’ordinanza in vigore ancora oggi in molte parti del mondo: i pedoni possono attraversare solo in prossimità delle strisce pedonali e ad angolo retto.

Dopo l’introduzione delle prime leggi, però, l’obiettivo successivo era di farle rispettare, poiché ancora pochi erano i cittadini che vi si erano abituati. Per risolvere anche questo “problema”, le aziende automobilistiche giocarono un’altra volta di squadra e decisero di affiancare i giornali nella copertura delle notizie sugli incidenti stradali. In pratica i giornalisti inviavano ad un referente alcuni dettagli sull’accaduto, per ricevere in cambio un articolo completo in cui la colpa dell’incidente veniva sistematicamente attribuita a pedoni e ciclisti.

Nello stesso periodo l’AAA (American Automobile Association) finanziò delle campagne e dei concorsi per i ragazzi delle scuole incentrati sull’importanza di restare fuori dalle strade, destinate principalmente alle auto. Lo storico Peter Norton scrive di un episodio accaduto in una scuola di Boston in cui un bambino, durante una di queste prove di “educazione stradale”, aveva attraversato male una strada e per questo era stato punito e costretto a pulire le lavagne della scuola per una settimana. Era questo il sentimento che le aziende volevano far passare tra coloro che non si piegavano al dominio incontrastato delle auto: la vergogna. Norton descrive questo tipo di campagna basata sulla ridicolizzazione simile, per i toni, a molte campagne degli anni ’80 e ’90 contro le droghe, il cui uso veniva presentato non soltanto come pericoloso ma anche stupido.

A questo si aggiunse la pressione delle case automobilistiche nei confronti della polizia, che veniva invitata a fischiare, sgridare – anziché semplicemente multare – coloro che attraversavano la strada in stile jaywalkers. Ancora più eclatanti furono alcune manifestazioni in cui degli attori, vestiti da clown o con abiti del secolo passato, si fingevano jaywalkers per essere investiti simbolicamente dalle auto in lento passaggio.

Anche la scelta del termine jaywalking non fu casuale ma ben studiata dai demonizzatori dei pedoni. “Jay” infatti sta per rozzo, greve, accostamento che gli stessi pedoni giudicarono offensivo e al quale tentarono di rispondere introducendo il termine jaydriving, riferito agli automobilisti indisciplinati, ma il tentativo non sortì lo stesso effetto del primo appellativo che ormai si era ampiamente diffuso e cominciò a comparire anche nelle comunicazioni ufficiali della polizia.

Liberamente tradotto da The forgotten history of how automakers invented the crime of “jaywalking”, tratto da: http://www.bikeitalia.it/2015/02/03/come-lindustria-automobilistica-ha-criminalizzato-pedoni-e-ciclisti/

giovedì 8 dicembre 2016

Altritasti 03/12/2016 - 5 città car free nel mondo: vivere senza auto è possibile


 Articolo tratto da: Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti

5 città car free nel mondo: vivere senza auto è possibile

Sabato 03 Dicembre 2016 22:43


di Evelyn Baleani.
Come sarebbe vivere in una città “car free“? I vantaggi sarebbero molti: dalla qualità dell’aria al piacere di muoversi a piedi o in bici, senza correre alcun rischio. Disseminati per il mondo, esistono già diversi luoghi in cui le automobili sono state messe del tutto o quasi completamente al bando. Scopriamone alcuni ...

In Europa
Partiamo dal nostro Paese, con Chamois, località della Val d’Aosta, situata a 1815 metri d’altitudine, nella media valle del Cervino. Il Comune, uno tra i più alti d’Italia, è raggiungibile esclusivamente attraverso una funivia con partenza da Buisson, frazione di Antey-Saint-André, seguendo una mulattiera dal fondovalle o percorrendo a piedi o in bici il sentiero che inizia da La Magdeleine. Questo paesino, che conta poco più di 100 abitanti, ha fatto dell’assenza di auto il suo punto di forza per eccellenza, mantenendo così intatte le caratteristiche di borgo alpino, costellato da case in legno e pietra e deliziose stradine, che gli hanno valso il titolo di “Perla delle Alpi”.

Restiamo in montagna, spostandoci nella Svizzera tedesca: per la precisione a Wengen, altra località fieramente “car free“. Dal lontano 1893, questo piccolo paradiso che sorge ai piedi della Jungfrau, a 1274 metri di altitudine, è accessibile solo con i trenini della Wengernalpbahn, suggestiva ferrovia che parte da Lauterbrunnen, dove è possibile parcheggiare le automobili.

Lasciando le Alpi, nel Vecchio Continente si possono citare diversi altri esempi di città o quartieri che hanno aderito alla filosofia del “vivere senza auto”. In Spagna, da oltre quindici anni, il Comune galiziano di Pontevedra ha acquisito a pieno titolo le caratteristiche di località pedonalizzata, in cui gli abitanti si sono letteralmente ripresi gli spazi occupati dalle vetture. Nella città, la circolazione delle automobili è permessa solo in una zona molto ristretta, con un limite massimo di velocità di 20-30 km/h e l’unico parcheggio esistente, gratuito, si trova in periferia, a dieci minuti a piedi dal centro storico.

Città senza auto
Per rendere ancor più fruibile l’esperienza “car free“, il Comune ha ideato due App per smartphone: “Metrominuto”, che calcola i tempi di percorrenza da un luogo all’altro della città, e “Pasominuto”, venti itinerari con numero di passi e calorie bruciate per percorrerli.

Tra gli esempi europei, vale la pena ricordare anche Vauban, quartiere ecologico ubicato nella periferia di Friburgo, in Germania. Qui, dal 2006 è possibile circolare esclusivamente a piedi o in bici. I possessori di auto devono lasciarle in due garage che si trovano alla periferia del quartiere. L’unico mezzo motorizzato è infatti un tram che porta al centro di Friburgo e che viene usato soprattutto dai pendolari per gli spostamenti di lavoro.

Una perla “green” oltreoceano
Sembrerebbe impossibile immaginarlo, ma esistono persino luoghi che hanno adottato uno stile di vita “car free” fin dal lontano diciannovesimo secolo. Stiamo parlando di Mackinac Island, nello Stato americano del Michigan. Nell’isola, con una popolazione di 500 abitanti circa, l’uso dei veicoli a motore è stato proibito dal 1898, per contrastare l’inquinamento acustico e per motivi ambientali. I cittadini si muovono a piedi, in bicicletta o con carrozze trainate dai cavalli. Gli unici veicoli ammessi sono quelli per le emergenze, come ambulanze e spazzaneve.

E in futuro? Le città pronte alla rivoluzione “car-free”

Se in piccoli e invidiabili paradisi come Mackinac Island il sogno di vivere senza auto è già realtà, sono varie le località in cui potrebbe diventarlo presto. È il caso di Amburgo, in Germania, dove l’amministrazione sta elaborando un piano per eliminare l’esigenza di muoversi in automobile nel giro di soli 20 anni. Il progetto si chiama Grünes Netz (Rete verde) ed è finalizzato a realizzare nuovi percorsi dedicati solo a bici e pedoni, collegandoli con quelli già esistenti.

Ancora più ambiziosi appaiono i piani di Helsinki e Oslo. La capitale della Finlandia, già nel 2025 potrebbe dire addio alle auto private, grazie al Kutsuplus, un sistema di mobilità intelligente basato sull’uso di applicazioni e sull’integrazione totale del trasporto pubblico, dei treni, dei traghetti e del bike sharing. L’obiettivo di Oslo è invece di vietare tutte le auto in centro città fin dal 2019, riducendo drasticamente i parcheggi e potenziando i trasporti pubblici e le piste ciclabili.

I numerosi esempi e progetti in corso dimostrano che l’obiettivo “città senza auto” non è una semplice utopia, ma può tramutarsi in realtà. Nuove tecnologie, buon senso da parte delle amministrazioni, investimenti indirizzati verso la mobilità sostenibile e un pizzico di creatività rappresentano gli ingredienti per obiettivi di successo, capaci di migliorare la qualità di vita, nel pieno rispetto della salute e dell’ambiente.

Non ci resta, perciò, altro che dire: “Più città car-free per tutti!

Tratto da: http://www.ehabitat.it/2016/11/16/5-citta-car-free-nel-mondo-vivere-senza-auto-e-possibile/

(Regione Piemonte Assessorato ai Trasporti) Comunicato Stampa su lavori relativi al Colle di Tenda stradale e di messa in sicurezza della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia

COMUNICATO STAMPA

Torino 7 Dicembre 2016


Si è riunita a Parigi la CIG Alpi del Sud
Colle di Tenda e Cuneo-Ventimiglia i temi all’ordine del giorno

Nella riunione del 5 dicembre che si è tenuta a Parigi della CIG Alpi del sud, presenti l’Assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Francesco Balocco, le delegazioni della Liguria e di Region PACA, dei Ministeri dei trasporti e infrastrutture italiana e francese, di RFI e SNCF Reseau, sono state presentate le relazioni tecniche sull’avanzamento dei lavori relative al Colle di Tenda stradale e ai lavori di messa in sicurezza della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia,
La competenza sul rinnovo della convenzione del ’70 che regola i rapporti tra i due Stati sulla linea Cuneo-Ventimiglia è stata invece demandata ad una costituenda “Commissione mista” .
La direttrice ferroviaria Torino-Nizza paga il prezzo di anni di assenza di interlocuzione politica fra governi, ed è solo grazie alla determinazione delle regioni PACA e Piemonte, ora sostenuta con convinzione dai dirigenti e funzionari del Ministero italiano, che finalmente inizia il percorso di rilancio di una infrastruttura strategica per i territori dei due Stati interessati.
Il primo risultato ottenuto è il riconoscimento, da parte dei rappresentanti dei governi, che la riscrittura della convenzione internazionale non può prescindere dal contributo delle regioni che in questi anni hanno difeso la sopravvivenza dell'asse ferroviario e stanno gestendo con rapidità e trasparenza i fondi per rimetterlo in sicurezza.
La prima riunione operativa della neo costituita commissione per la riscrittura della Convenzione si terrà pertanto a Torino, presso la Regione Piemonte entro i prossimi due mesi.
“Questo risultato - ha commentato l’assessore Balocco - è stato da noi ottenuto nonostante la tendenza del Ministero francese a considerare il nuovo trattato nella stessa ottica verticistica che aveva prodotto i passati, cattivi accordi. Con la nostra fermezza abbiamo voluto difendere anche la doverosa necessità di coinvolgere nei lavori la Regione PACA, con cui ora l'intesa è ottima e che in ogni caso rappresenta comunità territoriali nel cui interesse occorre chiudere un buon accordo. Noi abbiamo un'idea molto chiara su quello che la nuova Convenzione dovrà prevedere e anche su quali potranno essere i canali attraverso cui reperire risorse. Abbiamo fiducia che i due Stati e le due amministrazioni ferroviarie sapranno fare la loro parte. Dunque, prossimo appuntamento Torino.”